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Il castello di Compiano
Compiano, un po' di storia

La famiglia Landi
La sua storia è legata, com’è naturale, al Castello ed è da questo che partiremo.
Come spesso capita con i monumenti antichi, anche in questo caso non esiste
un “certificato” di nascita. Così dobbiamo accontentarci di sapere che il castello nel 1141 già esisteva in quanto è documentato che proprio in quell’anno i Malaspina lo cedettero al Comune di Piacenza che in quel tempo dominava su tutta la valle: dirlo millenario, non è quindi azzardato.
Nel secolo XIII, la famiglia Landi, origine piacentina, iniziò ad acquisire terreni in Valtaro e nel 1257 riuscì ad acquistare il Castello di Compiano e, in particolare, ad ottenere dal Comune di Piacenza tutti quei diritti e privilegi che solitamente appartengono ai feudi più nobili.
Emerge in quegli anni la figura del Conte Ubertino Landi, considerato il capostipite della famiglia che per più di 400 anni, non senza contrasti, dominerà sulle valli del Taro e del Ceno.
Nei secoli seguenti, i suoi successori cercheranno di consolidare i loro possessi, anche se spesso dovranno scontrarsi con il potente comune di Piacenza e successivamente con i Visconti e gli Sforza, Signori e poi Duchi di Milano, che v’imposero, a metà del ‘400, il Marchese Piccinino. Riuscì, tuttavia, la
famiglia Landi a mantenere i suoi diritti su Compiano e Bardi, grazie ai ripetuti
riconoscimenti imperiali.
Nel 1551 il Conte Agostino Landi era da qualche tempo Governatore di Borgotaro per conto dell'Imperatore Carlo V, allorché quest'ultimo decise di elevare
Borgotaro alla dignità di Principato per poi donarglielo.
Agostino, assurto cosi al rango di Principe, riunì sotto il suo dominio l'intera
Valtaro e la Valceno, dando vita a quello che sulle carte del tempo viene ricordato come Stato del Principe Landi o Stato di Valditaro. L'anno successivo verrà onorato con il titolo di “Illustre” allora assai ambito, con privilegio per sé e per
gli eredi di battere moneta nei feudi di Borgotaro, Compiano e Bardi.


La rivolta con Borgotaro

Sarà questo il periodo di maggior splendore per Compiano, il castello e la famiglia Landi. Momento di breve durata a causa dei cattivi rapporti che i principi instaureranno con Borgotaro. Già Agostino, subito dopo la nomina a Principe, con atto davvero avventato, ne aveva fatto demolire le mura, poi gli eredi avevano messo in atto una politica fiscale assai gravosa, unita a vessazioni di ogni genere, cosi che i malumori dei borghigiani sfociarono in una violenta e sanguinosa rivolta con la cacciata definitiva dei Landi da Borgotaro (1578).
Con Federico si estingueva il ramo principesco maschile.

Polissena Landi

"La storia di casa Landi volta pagina e si avvia al tramonto racchiusa nella mani graziose di una gentile e dolce Principessa, ultimo fiore di una stirpe quasi millenaria" (P. Rameri, Polissena M. Landi, principessa di VaIditaro, 1912).
Polissena Landi aveva sposato (1627) Gian Andrea II Doria, portandogli in dono i feudi di Compiano e Bardi, nonché l'irrinunciabile rivendicazione su quello di Borgotaro. E proprio a causa di quest'ultimo, lo Stato Landi ebbe come un sussulto di vitalità, di orgoglio.
Ciò accadeva nel 1636, allorché Gian Andrea II, approfittando della delicata
situazione in cui si trovava il Duca di Parma, occupava militarmente Borgotaro in nome di Polissena Landi. Occupazione di breve durata per l'intervento della Santa Sede che faceva valere i propri diritti feudali su Borgotaro, così che già l'anno seguente Gian Andrea II dovette abbandonare Borgotaro.
Polissena diede al marito otto figli: uno di questi, Gian Andrea III, sposerà Anna Pamphili, trasferendosi a Roma.
Alla morte di Polissena (1679), i feudi di Compiano e Bardi andranno proprio a lui che, dopo soli tre anni (1682), li cedeva ai Farnese dietro lauto compenso.
Ha scritto Rameri: “Era la volta della cancellazione dalla carta geografica e dalla storia dello Stato montano Landese. Prima Borgotaro, poi Bardi e Compiano, le tre gemme della Corona dei Landi cadevano e, cadendo, chiudevano senza eco, dati i tempi, un ciclo storico”.
Passato sotto i Farnese, Compiano perdette d'importanza a favore di Borgotaro. Unico segno d’attenzione fu la pubblicazione da parte di Ranuccio II, nel 1690, di uno statuto da osservarsi dalle Comunità di Bardi e Compiano.

La decadenza
Nel 1805 Compiano, assieme al resto della valle, venne incorporato nel Dipartimento degli Appennini e, in seguito alle ribellioni delle popolazioni, decine di preti vennero imprigionati nel castello.
Caduto Napoleone, il Ducato passò a Maria Luigia che utilizzò il castello per
imprigionarvi i patrioti parmensi che avevano preso parte ai moti risorgimentali del 1821 e del 1831.
Nel frattempo Bedonia, sia per l'apertura del Seminario Vescovile (1846), che per il ruolo svolto durante la prima guerra di indipendenza, venne ad assumere grande notorietà.
Nel 1859, durante la Dittatura Farini, da semplice Comune venne elevata a
capoluogo di Mandamento, decisione che comportò lo spostamento da Compiano della Pretura, dei Carabinieri e del delegato di Pubblica Sicurezza.
Nel 1874 veniva completata la strada Borgotaro-Bedonia. Ciò comportava un ulteriore isolamento di Compiano poiché il nuovo tracciato proseguiva lungo il fondo valle e non più, come prima, per il centro di Compiano. Nel 1877 poi, Compiano subiva una vera spoliazione del proprio territoriorio a favore di Bedonia che si annetteva le frazioni di Caneso, Carniglia, Chiesiola, Masanti, Montarsiccio,
e Spora. Successivamente anche Nociveglia e Tasola (1879), Alpe e Setterone (1881) passavano a Bedonia.
Compiano, spogliata e umiliata vive un momento di grave crisi. Soltanto con l’avvento del nuovo secolo tornerà a dare qualche segno di vitalità. È del 1900 l'apertura nel Castello di un Collegio Femminile, mentre nel 1915 entra in
funzione la Casa di Riposo “Rossi Sidoli” che metterà a disposizione dell'intera valle una struttura di grande utilità.

La Resistenza
Un particolare momento di notorietà vivrà Compiano durante l'ultimo conflitto mondiale. Nel corso della lotta di Resistenza, quando si costituirà il “Territorio libero del Taro” ne diverrà la piccola capitale e sede del Comando Unico. Esperienza che, purtroppo si concluderà tragicamente. Il 19 luglio del 1944, infatti, i tedeschi effettueranno nella zona un vasto rastrellamento e nel territorio del Comune di Compiano verranno trucidati più di venti civili.

 
 
   
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