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“Stato Landi” è il nome con cui la cartografia del ’600 e ’700 indicò il settore dell’Appennino nord occidentale corrispondente alle alte valli del Taro e del Cenoi |
Lo Stato Landi
Fino alla seconda metà del ‘200, a causa della presenza di una numerosa e
riottosa nobiltà locale, divisa da faide familiari, da litigi, da guerre, da alleanze
spesso contrapposte, la Valtaro non conobbe un'organizzazione amministrativa
capace di contrapporsi alle continue infiltrazioni di truppe inviate dai Comuni
cittadini.
A partire dal 1257, tuttavia, la famiglia Landi comincia a penetrare decisamente
nella valle, acquistando terre e diritti signorili dal Comune di Piacenza, divenu-
to ormai padrone, diretto o indiretto, dell'intera Valle. Emerge in quegli anni la
mitica figura del Conte Ubertino I° Landi, uomo assai temuto, parente di Man-
fredi, Re di Sicilia, e amico di quell'Oberto Pallavicino che lo porterà a sposare
la causa ghibellina e quindi a scontrarsi, successivamente, con il Comune di
Piacenza, tradizionalmente guelfo.
Durante queste lotte emergerà l'audacia di alcuni epici combattenti, quali i Gra-
nelli di Casaleto e i Lusardi di Montarsiccio che, a servizio dei Landi, si distin-
gueranno nel corso di numerosi combattimenti e assalti tesi ad espugnare le
fortezze nemiche.
Il dominio dei Landi andrà progressivamente affermandosi su Compiano, l’alta
valle e su Bardi, mentre Borgotaro vivrà vicende politiche alterne e solo saltua-
riamente, e in più riprese, sarà soggetto a questa potente famiglia. A Ubertino I°
succederà un altro Ubertino, detto juniore, che, nel 1307, otterrà dall'imperato-
re Arrigo VII l'investitura ufficiale di tutti i feudi precedentemente posseduti dal suo avo: comincia a prendere forma quello che diverrà lo Stato Landi, che vede riuniti, inizialmente, i tre feudi di Bardi, Borgotaro e Compiano.
La raggiunta maggiore stabilità politica sembra, per qualche anno, tutelare
maggiormente la popolazione dai pericoli esterni, anche se il territorio resterà sempre area di transito a causa della sua posizione strategica.
La Valtaro, soggetta ai Landi, vide turbata non poco la propria tranquillità a causa delle sanguinose lotte politiche che s’accendevano in continuazione in Piacenza, tra la parte guelfa e la ghibellina, con i Landi impegnati in prima persona alla guida di questi ulli.
A seconda del partito che di volta in volta emergeva in quella città, con
conseguente cacciata o fuga della parte soccombente, si verificavano non pochi
contratraccolpi nel territorio valtarese che finiva spesso per subire le scorrerie dei
fuoriusciti cittadini in cerca di sicuro riparo.
Così, già nel 1306, Oberto Scotti, irriducibile capo della parte guelfa, sconfitto
in Piacenza, riparava a Parma e da qui, con l’aiuto dei fuoriuscitì piacentini e
dei parmigiani, conquistava Bardi e Borgotaro, sottraendoli per alcuni anni alla
famiglia Landi.
La definitiva sconfitta dello Scotti, catturato da Galeazzo Visconti e relegato nel
castello di Crema (1310), permise a Manfredo II Landi di recuperare Borgotaro
e terre che gli erano state sottratte, riottenendone, nel 1312, l’investitura da
parte dell'lmperatore Arrigo VII.
Intanto, nella confusa politica italiana del tempo, emergeva sempre più la volontà
dei Visconti, Signori di Milano, di estendere la loro egemonia oltre gli stretti
confini cittadini.
Era in atto quel lento cambiamento che porterà, più tardi, alla costituzione di
uno stato: il Ducato di Milano.
Nel corso di questo lento processo, i Visconti ingaggiano lotte continue con le
città e le formazioni politiche che si oppongono al loro progetto di espansione.
Già nei primi anni del ‘300, Galeazzo Visconti, dopo essere divenuto signore
Piacenza, occuperà tutta la Valtaro e ridurrà sotto il suo dominio Cremona,
Parma, Piacenza, Como, Brescia e altre città della Padania.
Di questa politica risentirà assai la Valtaro, teatro di scontri, spesso smembrata e
assoggetta a questo o quel signore, quasi sempre in nome dei Visconti.
Nel 1395, Gian Galeazzo Visconti ottiene dall'imperatore Venceslao il titolo di
Duca di Milano. La sua politica di espansione sembra ormai raggiungere l’obiet-
tivo perseguito per decenni dalla sua famiglia: la formazione di un grande stato.
Oltre alle città della Padania, possiede ora: Bologna, Pisa, Siena, Assisi e Perugia. Ed è la Valtaro, la via che collega la Padania alle città Toscane e a Firenze,
obiettivo finale dei Visconti. Ciò spiega la continua occupazione di questa da
irte loro.
Nel 1402 improvvisa giunge la morte di Gian Galeazzo, che porterà ad una crisi
nell Ducato. In Valtaro abbiamo cosi nuovi assetti: ai Landi viene restituito Borgotaro, cosi che l'intera valle si ritrova riunita sotto la loro signoria.
Ciò, tuttavia, per breve tempo in quanto nel 1414 il Papa, vantando diritti su
tutto il territorio piacentino e approfittando delle difficoltà che stava attraversando il Ducato di Milano, fece occupare Borgotaro per elevarlo a dignità di marchesato e donarlo, poi, al Cardinale Ludovico Fieschi e al di lui fratello Luca.
Inizia cosi quella signoria Fieschi che lascerà ai borgotaresi non pochi segni di
buongoverno, a partire dalla concessione di uno Statuto assai liberale.
Pur con qualche pausa, questa famiglia capace di dare alla Chiesa due Papi, set-
tantadue cardinali e tanti ammiragli della famosa flotta genovese, conserverà la
sua signoria su Borgotaro fino alla fallita congiura di Gian Luigi Fieschi contro
la Repubblica di Genova (1547), che vede la definitiva scomparsa di questa no-
bile famiglia.
In seguito a questi fatti, Agostino Landi, che aveva avuto un ruolo importante
nell'assassinio in Piacenza di Pier Luigi Farnese, da poco Duca di Parma, viene
ripagato dall’Imperatore Carlo V con la nomina a Governatore di Borgotaro.
Nel 1551 l'imperatore lo nomina Principe di Borgotaro e l'anno successivo viene
onorato del titolo di “illustre” allora molto ambito, con privilegio di battere mo-
neta per sé e per i suoi eredi nei feudi di Borgotaro, Bardi e Compiano.
Ora si può parlare davvero di Stato Landi o Principato della Valtaro.
Purtroppo il governo di Agostino e dei suoi successori risulterà quanto mai tristo e gravoso per i Borghigiani, tanto che qualche anno dopo (1578) si ribelleranno al loro principe Claudio Landi, cacciandolo definitivamente per scegliere, poi, Ottavio Farnese come loro nuovo principe.
Rimase ancora in vita, per oltre cent’anni, il glorioso Stato Landi, finché, nel
1682, Gian Andrea Doria, nipote di Polissena Landi, cedette i feudi di Com-
piano e Bardi a Ranuccio II Farnese, mettendo fine, dopo quasi 500 anni, alla
dominazione di quella famiglia nella Valtaro.
Da questo momento, l’intera valle seguirà le sorti del Ducato di Parma.
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