Ii Platoni e i signori della montagna
Se si vuole che i Platoni fossero tra i più importanti e potenti livellari del Monastero di Bobbio e quando questo, intorno ai secoli X e XI, conobbe un momento di decadenza, s'appropriarono dei suoi beni, nonostante le diffide dell'imperatore Ottone III, venendo così a costituirsi, in zona, la signoria autonoma dei Platoni.
Nel 1022, alla morte di Plato Platoni, le varie proprietà che egli possedeva nell'intera valle vennero suddivise tra molti eredi che costruirono, qua e là, le loro
fortezze più sicure. Nei decenni seguenti la Valtaro presentava molti castelli e borghi fortificati per volontà dei potenti signori, desiderosi di assicurare un miglior
controllo degli uomini e delle proprietà.
Tuttavia questa frammentazione finirà con il favorire l'ingresso e, a volte, la pesante ingerenza di forze esterne.
I Marchesi Malaspina, innanzi tutto, poi il Comune di Piacenza al quale in più occasioni i signori della valle saranno costretti a giurare fedeltà e vassallaggio.
Quesfiultimo, sottrattosi come Parma dal dominio del'împeratore, mal sopportava che in Valtaro si fortificassero i nobili ribelli alla sua politica e che vi
trovassero rifugio i ghibellini più pericolosi, fuggiti o cacciati dalla città.
Così come suscitava preoccupazione il forte spirito autonomistico dei signori della montagna che rendeva difficoltosa la politica espansionistica del Comune.
La collocazione della Valtaro, posta com’era tra le terre di dominio di Piacenza,
Parma e Pontremoli, tutte impegnate ad ampliare i propri territori, finì per fare
della valle un campo di battaglia e comunque una pericolosa fascia di passaggio
di uomini armati con gravi ricadute per le persone e le proprietà della gente.
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