La Resistenza
Durante l’ultima guerra mondiale, l’Alta Valtaro è stata senza dubbio uno degli epicentri più vitali ed importanti della lotta partigiana nell’Emilia di nord-ovest.
Servita dalla linea ferroviaria Parma-La Spezia, attraversata dalle rotabili del Passo del Bocco e delle Centocroci e fiancheggiata dalla Statale 62 della Cisa, venne ad assumere un particolare rilievo strategico militare.
È nota, in particolare, l'importanza della linea ferroviaria La Spezia-Parma, la
quale permetteva i collegamenti tra il fronte e la pianura padana e tra questi ulti-
ma e l'importante porto militare di La Spezia, e doveva costituire, per i tedeschi,
una sicura via (presenza di molte gallerie) per una rapida ritirata verso il nord.
Per queste ragioni il comando tedesco ebbe a presidiare con forti contingenti di
uomini e mezzi sia le stazioni di Borgotaro, Ostia e Roccamurata, che i caselli, i ponti e le gallerie.
La linea ferroviaria venne, quasi quotidianamente, bombardata dall’aviazione
alleata. Borgotaro subì 45 incursioni aeree.
È in questa situazione che vennero a formarsi nella valle i primi gruppi di partigiani, il cui sorgere è coevo ai primi moti di resistenza armata in Italia. Non solo la valle fu culla, ma anche polo di attrazione per militari del disciolto esercito
regio, per perseguitati politici, e anche per prigionieri alleati fuggiti dai campi di
concentramento, che trovavano ovunque nella popolazione la più aperta accoglienza ed ospitalità.
Nel giugno del 1944, dopo diversi attacchi ai vari presidi nazi-fascisti, le formazioni partigiane riuscirono a liberare una vasta zona comprendente tutti i comuni dell’Alta valle, con esclusione di Berceto, oltre ad altri comuni liguri. Sorgeva
così il Territorio Libero del Taro. In molti comuni vennero eletti rappresentanti
nelle Amministrazioni locali, vennero pubblicati bandi per reprimere il contrabbando di generi alimentari e regolare la distribuzione dei viveri.
Il Libero Territorio del Taro, che precede le famose esperienze di Montefiorino e
della Val d’Ossola, fu un esempio non solo del coraggio e della determinazione
delle Brigate Valtaresi, ma anche della loro volontà a costruire un ordine nuovo
improntato alla democrazia. Nessuna violenza verso cittadini iscritti e militanti
nel partito fascista.
Questo stato di cose provocò la rabbiosa reazione delle truppe tedesche: dappri
ma si trattò di puntate esplorative, sempre respinte, per saggiare la consistenza
delle forze partigiane, in un secondo tempo gli attacchi assunsero un ritmo più
intenso e con più largo impiego di uomini e mezzi.
Avvengono, in questo periodo, gli episodi più gloriosi della Resistenza Valtarese
con le battaglie della Manubiola (30 giugno), di Grifola (8 luglio) e di Pelosa (11 luglio).
Il 15 luglio i nazi-fascisti iniziano un vasto rastrellamento. Da Berceto, dal Passo
del Brattello, dal Centocroci, dal Bocco giungono, con appoggio di artiglieria
e di mortai, forti contingenti di truppe. Le formazioni partigiane si frazionano
evitando lo scontro frontale e si occultano con oltre cento prigionieri.
La rabbia dei rastrellatori si sfoga sulla popolazione: meritano una particolare
citazione gli episodi accaduti a Compiano, Strela, Cereseto e Sidolo dove nelle
giornate del 19 e 20 luglio vennero barbaramente trucidati 32 civili, tra i quali
un quindicenne, quattro sacerdoti e un chierico.
Al termine del sanguinoso rastrellamento saranno 65 i civili uccisi, oltre settanta
i deportati, decine le case incendiate.
Le Brigate partigiane si riorganizzeranno e all’ alba dell’8 aprile passeranno, con
azione simultanea, all’attacco di tutti i presidi della Valle. Il giorno seguente, con
la resa del forte contingente tedesco presente a Borgotaro, la liberazione della
valle è un fatto compiuto.
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