I Liguri
Questi antichi abitatori della Valtaro che, secondo Polibio, erano una diramazione dei Celti, vengono descritti da diversi storici romani (Tito Livio, Procopio,
Strabone, Floro).
Di loro si è scritto che fossero tarchiati e muscolosi, che vivessero di agricoltura e pastorizia e si cibassero essenzialmente di latticini e carne.
Usavano come bevanda una specie di birra ottenuta con orzo fermentato e abitavano in caverne o capanne in muratura di pietra a secco con tetti di paglia.
Vivevano in stato di seml—nomadicità, in battaglia erano molto abili e, pur non
avendo né la forza né l'organizzazione dei Romani, tennero loro testa per decenni. Nel combattimento ricorrevano spesso agli agguati: attaccavano di sorpresa per poi scomparire tra le folte boscaglie dei monti.
In genere, gli scrittori latini misero in cattiva luce i Liguri e li descrissero come
sleali, scaltri e illetterati. "Più diflìcile scovarli che batterli”, scriveva uno storico.
La ragione di ciò va ricercata forse nel fatto che i Liguri seppero impegnare
a fondo l'esercito romano, quell'esercito che già aveva domato gli altri popoli
dell’Italia, cacciato i Cartaginesi dalla Sicilia, sparso il terrore fin sotto le mura
di Cartagine, ma che ancora non riusciva a domare un popolo di montanari
malamente armato di archi e fionde.
Erano divisi in varie tribù e la loro resistenza, nella zona che ci riguarda, terminò nel 157 a.C.
È assai probabile che l'origine delle Comunalie Valtaresi, ossia l'utilizzo in co-
mune della proprietà, risalga alle usanze di questo popolo, presso il quale il go-
dimento dei beni era comune e le popolazioni, che erano seminomadi, fruivano
del bene terra nell’insieme della tribù.
Soltanto in epoca successiva, con la colonizzazione romana decisa assertrice
della proprietà individuale, le tribù liguri, ormai domate e romanizzate, si stabi-
lizzeranno in nuclei abitati e i terreni, coltivati nelle immediate vicinanze delle
abitazioni, diventeranno proprietà dei singoli, mentre quelli più lontani, ed in
specie i boschi fino ai crinali, continueranno ad essere goduti in comune dall’insieme della tribù.
Ciò trova conferma in due importanti ritrovamenti epigrafici risalenti al periodo romano.
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